


Metallizzazione
Quando si parla di metallizzazione, si fa riferimento ad un processo di stampa piuttosto particolare. In pratica, attraverso la metallizzazione si può applicare un rivestimento di metallo, su una superficie o un oggetto che non è stato realizzato con una tipologia differente di metallo. Ciò significa, in pratica, che la metallizzazione si impiega per elementi di materiali differenti, che possono essere caratterizzati da una superficie poco o per niente porosa. Con questa tecnica si ottiene la placcatura, che nel caso della metallizzazione, può essere fatta con diversi tipi di metalli. Scopri in questo articolo come funziona e su quali processi chimici si basa, per approfondire una delle tecniche più sofisticate tra le nostre lavorazioni industriali professionali.

Come funziona la metallizzazione
Il processo di metallizzazione è simile a quello che si impiega per galvanizzare un oggetto metallico, che serve a creare una patina superficiale costituita da un metallo differente. In altre parole, questo procedimento si utilizza per placcare gli oggetti di metallo, attraverso l’aiuto della conduttività di entrambi i materiali impiegati e dell’elettrodeposizione. Per quanto riguarda la metallizzazione, invece, il processo è differente, dal momento che la superficie su cui va a depositarsi il metallo non è elettricamente conduttiva.
È proprio a causa della scarsa conduttività dei materiali impiegati, che per ottenere una metallizzazione di qualità, bisogna partire dalla loro preparazione. Ciò comporta la presenza di un processo iniziale, il cui fine è l’aumento della conduttività dell’oggetto o della superficie da metallizzare. Questo fa sì che il metallo applicato possa aderire e, pertanto, è un passaggio imprescindibile.
Metallizzazione: ecco come si fa
La preparazione dell’oggetto che va sottoposto alla metallizzazione avviene tramite una successione di passaggi complessi. Questi partono con l’incisione della superficie tramite una sostanza acida. Dopo di che, l’oggetto che si sta trattando, deve essere immerso in una serie di bagni chimici, ciascuno dei quali contiene dei composti metallici. Questi non devono corrispondere necessariamente al metallo che verrà utilizzato come strato finale, pertanto di solito si viene a creare un livello intermedio estremamente sottile di nichel o rame. Così facendo, si può ultimare tutto il processo applicando lo strato di metallo finale, detto finitura.
È soltanto attraverso tutti questi passaggi, che si può avere la certezza che i livelli metallici esterni non arrivino a staccarsi dall’oggetto. Ciò è dovuto al fatto che sono fissati alla sua superficie tramite dei processi chimici e non, piuttosto, come se fosse una semplice vernice. Questo aspetto va tenuto in considerazione soprattutto perché, a volte, si può andare in confusione e arrivare a chiamare metallizzazione una tecnica che non ha nulla a che vedere con il procedimento appena illustrato. A parte l’uso del metallo, s’intende. Infatti esiste anche la possibilità di spruzzare alcuni tipi di metalli, una volta fusi, come se fossero una pittura, attraverso delle apposite pistole. Risulta facile comprendere, dunque, che l’adesione non può essere duratura in mancanza di una preparazione adeguata delle superfici con scarsa porosità, come la plastica, il vetro o la ceramica.
Nascita ed evoluzione della metallizzazione
Si stima che risalgono alla prima metà dell’Ottocento, secondo gli storici, i tentativi iniziali finalizzati allo sviluppo di una tecnica come quella che oggi è conosciuta con il nome di metallizzazione. Infatti un noto chimico tedesco, Justus von Liebig, nel 1835 ha messo a punto un procedimento che è stato rivoluzionario, per il mondo legato al commercio degli specchi. All’epoca, infatti, la loro produzione era estremamente costosa, motivo per cui ancora oggi sono oggetto di superstizione.
Invece il processo di Von Liebig, che all’inizio era chiamato solamente argentatura, prevedeva l’uso di una lastra di vetro. Su di essa veniva applicata una riduzione di nitrato d’argento, tramite l’impiego della corrente elettrica, così da creare una copertura argentata sottilissima. Questo metodo ha dato origine a strumenti non soltanto più economici, ma anche migliori, dal punto di vista della qualità. La tecnica della metallizzazione ha reso possibile la produzione di specchi su scala industriale ed è utilizzata ancora oggi, con la differenza che l’argento è stato in prevalenza sostituito dall’alluminio. Si tratta di un metodo che risulta molto efficiente anche sulle grandi superfici, comprese quelle impiegate per la creazione degli specchi che fanno parte dei telescopi.
Quali materiali si possono metallizzare
Nel giro di quasi due secoli, la tecnica inizialmente sviluppata da Von Liebig, è stata migliorata, come era logico aspettarsi. Una delle conseguenze principali è il fatto che, al giorno d’oggi, le metodologie moderne permettono di effettuare la metallizzazione su quasi tutti i tipi di materiali non metallici. Tra di essi sono incluse non soltanto le ceramiche, ma perfino le plastiche rigide e il vetro. I risultati possono essere differenti a seconda del metallo che si sceglie di impiegare per il rivestimento, dal momento che la finitura può essere lucida oppure opaca, così da permettere un ventaglio di possibilità di personalizzazione davvero ampio.